Por Franco Cerutti
### Ultimo giorno per il bonus mamme: cronaca dal Bar Sport di Briga Novarese
Alle otto e zero sette minuti del 9 dicembre, Tonino «il Termosifone» entrò nel Bar Sport come se lo stessero inseguendo i carabinieri, la Finanza e pure Equitalia insieme.
— Allarme rosso! — gridò, sbattendo il telefono sul bancone — Oggi scade il bonus mamme da 480 euro! 480 euro! Cioè quaranta al mese! È l’ultimo giorno! Le mamme devono correre all’INPS, altrimenti addio soldini!
El Poeta, che stava lucidando la macchina del caffè come se fosse la sua chitarra immaginaria, alzò la testa e rimò subito:
— Quaranta al mese, che miseria cortese,
per crescere un figlio ci vuole ben altro…
altrimenti il pupo lo alleva il dottore!
Il ragionier Gualtieri, seduto al tavolino d’angolo con la sua tazzina da espresso che ormai era fredda da tre governi, fece il calcolo a mente.
— Aspettate. Quaranta euro al mese per dodici mesi fanno quattrocentoottanta. Ma se la mamma lavora solo undici mesi perché il bambino nasce a febbraio? Gliene danno quattrocentoquaranta? Oppure gliene tolgono quaranta per il mese di ferie? E se il bambino nasce il 31 dicembre alle 23:59? Gli spetta un euro e sessanta centesimi? Queste sono le domande che lo Stato non vuole che vi facciate.
La Mirella, che ha tre figli e un ex marito che paga gli alimenti con i buoni pasto, sbuffò così forte che quasi spense la fiammella del fornello.
— Quattrocentoottanta euro… Con quelli ci compri tre passeggini al mercato cinese e ti avanzano due euro per un caffè. Ma solo se lo prendi qui da Otello, che lo fa annacquato e quindi dura di più.
Peppone, barba unta e tuta da meccanico che sembrava uscita da un pozzo di petrolio, si grattò la testa.
— Io dico che è un complotto. Lo Stato dà quaranta euro al mese alle mamme per farle sentire ricche, poi arriva la bolletta della luce e le mamme piangono. Risultato: i bambini crescono tristi e da grandi diventano meccanici come me. È un ciclo perfetto.
Otello, detto «Calorifero» perché per avere un cappuccino caldo bisogna prenotarlo il giorno prima, portò un vassoio di paste rafferme.
— Io lo so perché scade proprio oggi — sussurrò con aria da 007 — Perché domani inizia il ponte dell’Immacolata e negli uffici INPS devono andare tutti a sciare. È scientifico.
A quel punto entrò la signora Luisella, mamma di quattro gemelli e cliente occasionale, con la carrozzina quadrupla che occupava mezza sala.
— Scusate, ma è vero che se corro adesso all’INPS mi danno ancora i 480 euro? — chiese ansimando.
Tonino «il Termosifone» la guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
— Signora Luisella, sono le otto e dieci! L’ufficio apre alle otto e trenta ma la fila inizia alle sei! A quest’ora sono già dentro quelli del bonus nonni, del bonus zii, del bonus cugini di terzo grado e del bonus cane da tartufo! Lei con quattro gemelli deve fare la fila “bonus mammuth”! È persa!
La signora Luisella si mise a piangere. I gemelli si misero a piangere. Pure il cane del Peppone, legato fuori, si mise a piangere per solidarietà.
El Poeta prese la chitarra immaginaria e chiuse la scena con una strofa definitiva:
— Correte mamme, correte veloci,
che il bonus scade e l’INPS fa i comodo,
quaranta al mese sono briciole e voci,
ma senza quelle… il bimbo cresce un po’ meno tondo!
Tutti alzarono i bicchieri (di plastica, perché quelli veri erano finiti in lavastoviglie da Pasqua).
— Al bonus mamme! — brindò il ragionier Gualtieri — Che arrivi l’anno prossimo più alto… almeno sessanta euro. Così ci compriamo due caffè da Otello invece di uno.
E nel Bar Sport di Briga Novarese, per tutto il giorno, ogni mamma che entrava veniva accolta con un applauso ironico e la stessa frase:
«Troppo tardi, cara… ma l’anno prossimo prenota il bonus a gennaio, che tanto lo Stato paga sempre in ritardo.»
Perché a Briga Novarese, si sa, il tempo è un concetto relativo. Soprattutto quando c’è di mezzo l’INPS.

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