Por Franco Cerutti
### La Supercoppa nel Deserto e i Rigori Fantasma del Bar Sport
Al Bar Sport di Briga Novarese, dove il caffè è bollente come un derby e le notizie arrivano dal deserto come miraggi, quella sera di dicembre l’aria era più densa del fumo di sigaretta. Fuori piovigginava piano, come se il cielo stesse provando a spegnere il riscaldamento, e dentro Calorifero – cioè Otello – armeggiava con le manopole borbottando che “questi caloriferi moderni sono peggio dei rigori”.
Tonino «il Termosifone», cronista ufficiale del bar, entrò di corsa con il cellulare in mano e la sciarpa del Bologna avvolta come un serpente. «Stasera finale di Supercoppa a Riad! Napoli contro Bologna, campioni d’Italia contro i vincitori della Coppa Italia! Il Napoli ha già steso il Milan 2-0 in semifinale, con un gol di David Neres al 39° come un fulmine brasiliano e Rasmus Højlund al 63° che ha chiuso i conti come un danese in vacanza al sole. E il Bologna? Ha fatto fuori l’Inter ai rigori dopo l’1-1, con Immobile che ha segnato quello decisivo come se i rigori fossero una lotteria vinta al gratta e vinci!»
El Poeta, il titolare, asciugava un bicchiere e buttò lì: «Deserto d’Arabia, sabbia e pallone, / chi vince la coppa, chi resta col bidone».
Il ragionier Gualtieri, cliente fisso con gli occhiali appannati dal vapore del cappuccino, annuì serio: «È la formula nuova, quattro squadre, due semifinali e finale secca. Soldi arabi, trofeo d’argento alto 77 centimetri. Mah! Una volta la Supercoppa era tra due, semplice come un bianchino. Ora sembra un torneo inventato da un sultano annoiato. Napoli di Conte, Bologna di Italiano: uno vuole il primo trofeo, l’altro il secondo dell’anno. Sembra una sfida tra chi ha più fame, ma di petrolio».
La Mirella, che entrava sempre per un caffè corretto e una lamentela sul freddo, sospirò: «Poveri giocatori, lì fa caldo come in forno, qui da noi gelo. Højlund che segna contro il Milan, sembrava un vichingo in spiaggia. E Neres? Quello corre come se avesse il vento nel motore. Ma il Bologna ha Orsolini, Immobile… ai rigori vincono sempre i matti, no?»
Il Peppone, meccanico con la barba piena di neve sciolta e le mani ancora nere d’olio, batté il pugno sul bancone facendo saltare le tazzine: «Io dico Bologna! Hanno eliminato l’Inter ai rigori, Ravaglia ha parato come un gatto con nove vite. E Immobile? Quello segna il rigore decisivo come se fosse una ruota da stringere. Napoli forte, sì, ma Conte è sempre arrabbiato come un cliente che trova la macchina non pronta. Stasera deserto, sabbia che entra negli scarpini, pallone che rimbalza strano… vince chi ha più fortuna, come quando cambio una frizione al buio!»
Calorifero, Otello, versava un grappino a un avventore taciturno e grugnì: «Il calcio è come il riscaldamento: a Riad scalda troppo, qui da noi non basta mai. Finale alle 20 italiane, su Italia 1. Napoli favorito, ma il Bologna è la sorpresa, come un boiler che parte all’improvviso».
Entrò di colpo il Gino, un vecchietto con il cappello di lana calato sugli occhi, che tutti chiamavano il Postino perché consegnava ancora lettere a mano: «Ho visto le semifinali alla radio! Neres gol al 39°, Højlund al 63°, pulito come un pacco espresso. Ma il Bologna ai rigori… sembra una commedia: errori, parate, Immobile che spacca la porta. Stasera chi vince porta a casa 11 milioni, dicono. Altro che francobolli!»
Tonino il Termosifone si issò sullo sgabello, alto e curvo come sempre: «È il calcio nonsense, amici! Giocano in Arabia per Natale, trofeo d’argento che brilla più del petrolio, Conte contro Italiano come due professori che litigano sul modulo. Gol brasiliani, danesi, rigori emiliani… e noi qui al Bar Sport, con il freddo alle calcagna, a tifare per chi ci pare. Ma almeno la partita è in chiaro, gratis come il caffè corretto della Mirella!»
El Poeta chiuse con una rima storta: «Supercoppa nel sabbia dorata, / chi la alza, chi resta scornato».
E così, tra un sorso di grappa e un commento assurdo, il Bar Sport si preparò alla notte: tv accesa, calorifero al massimo, e la finale lontana che sembrava, per una sera, un po’ più vicina. Ma solo un po’.

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