Por Franco Cerutti
### Il Grande Freddo è arrivato al Bar Sport
(di Tonino “il Termosifone”, cronista ufficiale del Bar Sport di Borgo Panigale)
Stamattina alle sette e mezza, quando il Poeta ha aperto la saracinesca del Bar Sport, è successo un fatto storico: la porta si è congelata subito. Non ha fatto in tempo a dire «Buongiorno, fa un po’ freddino» che già la lingua gli si era incollata alla maniglia. L’abbiamo staccato con un po’ di grappa calda, ma ora parla solo con la “s” moscia.
Dentro, il solito gruppo di eroi: il ragionier Gualtieri con il cappotto fino ai calcagni, la Mirella in pelliccia sintetica che sembra un orso bruno in pensione, e il sottoscritto che cerca di scrivere tenendo i guanti da sci. Il televisore, quello che di solito trasmette solo il canale delle televendite di pentole, per la prima volta nella storia dà una notizia vera: «Neve a 400 metri in Toscana, Umbria e Marche».
Silenzio tombale. Poi il Poeta, con la lingua ancora mezza anestetizzata, sussurra:
«Allora è ufficiale: l’inverno è arrivato prima della bolletta del gas».
Il ragionier Gualtieri, che ha studiato meteorologia su TikTok, alza l’indice tremolante:
«Sapete cosa significa? Che l’anticiclone africano ha preso ferie. È andato a svernare a Sharm el-Sheikh e ci ha lasciato qui con il conto da pagare».
La Mirella, che quando fa freddo diventa filosofa, sospira:
«Una volta l’inverno arrivava piano, come un parente che non vuoi. Ti dava il tempo di comprare la legna, di chiudere le persiane, di litigare con il marito per chi aveva perso il cappello buono. Ora no. Arriva di colpo, come un ispettore del lavoro il lunedì mattina».
In quel momento entra il Peppone, il meccanico, con la barba piena di brina:
«Ragazzi, ho appena visto un pinguino in via Emilia. Giuro. Camminava tranquillo, sembrava più a suo agio di noi».
Il Poeta, che non crede a niente tranne che al debito pubblico, scuote la testa:
«Sarà un gabbiano con l’influenza. O un piccione che ha sbagliato dieta».
Ma il colpo di teatro arriva alle otto e un quarto. Il televisore mostra immagini di Fiè allo Sciliar con 30 centimetri di neve fresca. Il barista, che si chiama Otello ma tutti chiamano “Calorifero” per ironia cosmica, si mette a piangere.
«Trenta centimetri… e noi qui con il riscaldamento a 19 gradi perché altrimenti arriva la multa del condominio!»
Il ragionier Gualtieri tira fuori il telefono e legge l’allerta meteo: «Rischio gelate notturne».
Tutti annuiamo. Gelate notturne le conosciamo bene: sono quelle che trasformano il parabrezza in lastra di ghiaccio e ti fanno bestemmiare in dialetto stretto alle sei del mattino.
La Mirella alza il bicchiere di vin brulè (l’unico che scalda davvero):
«Brindiamo, amici. Brindiamo al freddo che ci unisce, al naso rosso, alle mani che non sentono più il telefono, alla sciarpa che puzza di naftalina. Perché l’estate ci divide: uno va al mare, uno in montagna, uno resta a casa a morire di caldo. Ma l’inverno no. L’inverno ci mette tutti nella stessa barca… una barca che affonda, ma tutti insieme».
Il Poeta, ormai completamente scongelato, chiude la serata con una poesia improvvisata:
«Fa freddo, fa freddo, fa un freddo cane,
il cane è mio e trema anche lui sul divano.
Ma almeno, almeno, in questo bar stretto,
c’è il vin brulè e c’è l’affetto».
E tutti, persino il pinguino che nel frattempo era entrato a scaldarsi, abbiamo brindato.
Perché al Bar Sport l’inverno è una disgrazia collettiva, ma è pur sempre collettiva.
E questo, in fondo, è il calore più grande che abbiamo.

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