Por Franco Cerutti

Bar Sport di Briga Novarese, ore 10:37 di una domenica che piove come se Dio avesse dimenticato il rubinetto aperto.
Al bancone, Otello detto «Calorifero» sta asciugando un bicchiere con la stessa energia di chi spolvera la tomba di famiglia: lento, solenne, quasi commosso.
Entra Tonino «il Termosifone», cronista ufficiale del bar, con il cappotto fradicio e l’aria di chi ha appena scoperto l’America ma si è dimenticato di portarla a casa.
«Ragazzi, notizia bomba!» urla, spruzzando acqua ovunque come un labrador felice.
«Hanno tolto i bambini alla famiglia del bosco!»
Silenzio. Persino la macchinetta del caffè sembra trattenere il respiro.
Il ragionier Gualtieri alza un sopracciglio così in alto che gli arriva alla stempiatura.
«Quale bosco? Quello dopo il cimitero o quello prima del discount?»
«Quello vero, ragioniere. Loro ci vivevano dentro. Capanna, fuoco, tre bimbi scalzi, papà con la barba fino alle ginocchia e mamma che sembrava la fata Turchina ma versione survival.»
El Poeta, titolare e rimatore, si pulisce le mani nel grembiule e sentenzia:
«Famiglia di bosco, che bel sogno antico,
li han portati via col codice civile in mano e il cuore di plastica.»
La Mirella, che stava limando l’unghia del mignolino come se fosse un’opera d’arte, sbotta:
«Ma vi rendete conto? Tre creature cresciute con l’aria buona, il canto degli uccelli, la libertà… e adesso li mettono in una comunità con le piastrelle bianche e la psicologa che gli chiede “come ti senti” ogni mezz’ora!»
Peppone, barba unta d’olio e mani nere come la sua coscienza fiscale, scuote la testa:
«Io lo dico da anni: se vuoi stare tranquillo in Italia devi vivere in un appartamento con l’amministratore rompicoglioni. Almeno lì nessuno ti porta via i figli perché “mancano le prese a terra”.»
Tonino si arrampica sullo sgabello come un reporter di guerra:
«Sentite il dettaglio: il giudice ha scritto “pericolo di mancata socializzazione”. Cioè, i bambini giocavano con le pigne invece che con l’iPad! È reato ormai?»
Calorifero, che di solito parla solo per chiedere “liscio o gassato”, si lascia andare:
«Ai miei tempi socializzavamo a botte di ceffoni dietro la chiesa. E guarda che bei sociopatici che siamo diventati.»
Gualtieri estrae il telefono, legge il comunicato del tribunale e scoppia a ridere:
«Qui c’è scritto che i piccoli “non conoscevano l’uso del water”. Ma signori miei, nemmeno io lo conosco! Io lo uso, sì, ma conoscerlo… è un water, non una persona!»
El Poeta si mette in posa tragica:
«Bimbi del bosco, ora imparerete il Wi-Fi,
la password è “benvenuti-nella-gabbia”,
e il lupo cattivo non ulula più,
fa l’assistente sociale e ti chiede i documenti.»
La Mirella si commuove davvero:
«Pensa che tra vent’anni quei tre diranno: “Papà, ma è vero che tu cagavi dietro un cespuglio?” e il padre piangerà in silenzio guardando il bagno piastrellato.»
Peppone alza il cappuccino come se fosse un calice:
«Brindiamo alla civiltà: abbiamo salvato tre bambini dal rischio di essere felici.»
Tonino chiude il cerchio, con gli occhi lucidi da cronista che ha visto troppi mondiali:
«E comunque, state tranquilli: il bosco resta lì. Vuoto. Pronto per la prossima famiglia che vorrà vivere libera…
fino al prossimo assistente sociale con la 500 bianca e il cuore di carta bollata.»
Calorifero riattacca a asciugare lo stesso bicchiere.
El Poeta sussurra:
«Nel bosco ora c’è solo silenzio,
e un water che nessuno userà mai.»
E fuori continua a piovere, come se anche il cielo, per una volta, fosse d’accordo con i matti del Bar Sport.